sabato 7 Settembre 24

Ex Ilva, Aigi: “Bene quanto fatto da Urso, ma serve completare l’opera”

“Serve portare a definizione il lavoro iniziato nei mesi scorsi e segnare una netta discontinuità con il passato. Occorre farlo per Taranto, città sempre sospesa lungo il crinale di uno sviluppo produttivo precario e, sovente, incerto”

“Bene quanto fatto sinora dal ministro Urso. Bene quanto restituito, con azione concrete e quotidiane, dai referenti della gestione commissariale. Ma adesso, sull’ex Ilva, serve completare l’opera.” Lo affermano in una nota gli esponenti di Aigi, Associazione Indotto e General Industries, affrontando la questione del siderurgico tarantino.

“Portare a definizione il lavoro iniziato nei mesi scorsi. Segnare una netta discontinuità con il passato e le sue molteplici incongruenze. Farlo per Taranto, città sempre sospesa lungo il crinale di uno sviluppo produttivo precario e, sovente, incerto. Farlo per il Paese intero che, senza la sua industria siderurgica, rischia di perdere la specifica peculiarità di seconda economia manifatturiera d’Europa.

Il nuovo bando di assegnazione a soggetti privati, eventualmente interessati a rilevare l’ex Ilva, dovrà prevedere requisiti tali che scongiurino il reiterarsi della storia recente; e, il suo tramutarsi, in farsa. – Affermano – Basta caldeggiare soluzioni pasticciate, inadeguate, rivelatesi alla fine peggiori del problema stesso, come quelle andate in scena con la gestione dei franco-indiani di Arcelor Mittal. Lo Stato, chiunque dovesse essere il nuovo acquirente della fabbrica, conservi quote azionarie di minoranza che possano fungere da garanzia, e clausola sociale, per l’area jonica, le sue imprese, la totalità dei lavoratori impegnati (sia quelli diretti che indiretti).

Per raggiungere questi obiettivi, per segnare una svolta reale e non di mera facciata, – proseguono – bisognerà dotarsi di un Piano Industriale degno di questo nome. E in grado di raccogliere le sfide lanciate dalla modernità al tempo presente. Capace, altresì, di coniugare il fabbisogno di acciaio in Italia, che quest’anno ha fatto già registrare con i suoi 24,4 milioni di tonnellate sin qui prodotti un balzo in avanti del 4,8% rispetto al 2023, per un fatturato complessivo pari a 60 miliardi di euro, con la sostenibilità ambientale e la sicurezza sui luoghi di lavoro.

La siderurgia italiana, tra l’altro, si classifica al primo posto in Europa per livello di decarbonizzazione e circolarità. – Si legge nella nota – Lo stabilisce il Rapporto 2023 di Sostenibilità redatto da Federacciai che, giunto alla quinta edizione, mostra come il nostro Paese sia ormai il primo mercato UE per produzione di acciaio da forno elettrico e primo Paese del G7 in termini di produzione pro-capite di acciaio da forno elettrico. Primati che dichiarano come efficienza, digitalizzazione, ambiente, salute e sicurezza muovano gli investimenti siderurgici. Tutti assieme. Questo schema dovrà trovare conferma anche a Taranto con l’Ilva che verrà.

Come Aigi, restando fedeli al ruolo che ci siamo attribuiti sin dal nostro atto di nascita, ossia di sentinelle vigili delle dinamiche economiche che riguardano, e attraversano in lungo e in largo, i territori di riferimento, auspicheremmo un salto culturale nelle dinamiche produttive. A partire, per esempio, dalla nascita in loco di processi industriali dediti alla trasformazione dell’acciaio. Farlo, perché no?, attraverso il reimpiego dei lavoratori considerati in esubero. – Concludono gli esponenti dell’associazione di categoria – Con l’ausilio delle imprese che costituiscono, e rappresentano, l’indotto locale. Lo spazio esiste. Serve semmai occuparlo con intelligenza e prospettive non stereotipate.”

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