martedì 18 Febbraio 25

Ex Ilva, Sperti (Uilm): ”Cambiare subito assetto societario, poi piano industriale”

Il segretario generale Uilm Taranto, Davide Sperti, intervenendo ai microfoni di CosmoPolisMedia, ha raccontato i punti salienti della manifestazione di dissenso verso il decreto legge ex Ilva che si è svolta oggi a Roma e le richieste prioritarie delle parti

Siamo partiti dalla radice del problema: bisogna cambiare la gestione societaria altrimenti non ci sarà alcun indirizzo sanitario, ambientale e occupazionale nè per la fabbrica nè per la comunità. Al momento nell’ex Ilva l’unica certezza è di vivere con salari da fame”.

Queste le prime dichiarazioni che Davide Sperti, segretario generale Uilm Taranto, ha rilasciato nel pomeriggio di oggi, 11 gennaio, a CosmoPolisMedia.

Nella giornata di oggi Uilm, Fiom Cgil e Usb hanno manifestato a Roma il proprio dissenso nei confronti del decreto legge sull’ex Ilva, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 28 dicembre; presenti accanto alle sigle sindacali anche il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci e gli altri sindaci della Provincia ionica, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.

Le parti hanno incontrato la Commissione Ambiente della Camera dei deputati, consegnando i risultati del referendum promosso dalle sigle sindacali tra più di seimila lavoratori tra Acciaierie d’Italia, aziende dell’indotto e Ilva in a.s., cassaintegrati compresi.

Ai lavoratori abbiamo chiesto se fossero d’accordo – dichiara Sperti – che i finanziamenti pubblici siano subordinati, come promesso dal ministro Urso lo scorso 17 novembre, al riassetto della governance aziendale, con l’ingresso dello Stato in maggioranza. I risultati sono stati schiaccianti: il 98,85% ha risposto affermativamente”.

Il riassetto societario è un requisito minimo richiesto da sindacati, che avrebbero preferito la nazionalizzazione, ovvero di requisire lo stabilimento siderurgico ad Arcelor Mittal per “inadempienza contrattuale sotto il profilo produttivo e occupazionale“.

“I lavoratori dell’appalto sono usati come scudo umano per ricattare il Governo – specifica Sperti – il risultato del referendum era scontato perchè la situazione attuale è devastante. Cambiare l’assetto societario è il primo passo, poi serve urgentemente un piano industriale, che anche grazie agli orrori politici industriali è ancora mancante: se si vuole attuare una riconversione ecologica bisogna parlarne seriamente con tutti gli attori coinvolti, basta con gli slogan”.

Un ultimo commento su Ugl Metalmeccanici e Fim Cisl, che hanno preferito attendere l’incontro del 19 gennaio e dissociarsi dalla manifestazione di oggi: “Dopo l’incontro del 17 novembre i sindacati (Fim, Fiom e Uilm) hanno concordato un documento in cui tutti rivendicavamo la nazionalizzazione o come minimo il riassetto societario, la rinegoziazione della cassa integrazione straordinaria e il ritiro della sospensione dei contratti con l’appalto. Il 21 novembre abbiamo ripetuto le rivendicazioni con il sindaco Melucci. Ad un mese di distanza quelle rivendicazioni non hanno trovato ancora risposta: la Fim non ha partecipato al consiglio di fabbrica e alle assemblee. Il sindacato, nella mia visione, ha il dovere di condizionare con le sue azioni le scelte governative, non ha senso aspettare un incontro in cui è già stato tutto deciso”.

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