di Erasmo Venosi
Il governo penalizza il Sud. La rete ferroviaria che dovrebbe costruire direttrici tra le città meridionali sta a testimoniarlo
La quinta revisione del PNRR, approvata da Decisione del UE è stata successivamente oggetto di decreto del ministro della economia con il quale è stato , rimodulato il quadro finanziario connesso alla revisione. Citiamo per semplice informazione atta ad approfondimenti , sia la relazione della Corte dei Conti sull’attuazione al primo semestre 2025 degli interventi PNRR e PNC (Piano nazionale complementare) , che l’ultima relazione della Commissione europea. Interessante sapere che la Campania ha ricevuto 2,6 miliardi di euro per 2.265 progetti, e ha speso finora solo il 25,6 per cento. Ritardi rilevanti ,in sanità digitale, innovazione e meccanizzazione del settore agricolo/ alimentare e cultura.
Progetti sull’idrogeno , speso solo il 2,1 per cento (624mila euro su 29 milioni). Criticità per l’assenza di pagamenti e il completamento tra 10 mesi. In Puglia sono 3.247 i progetti , per un valore di 1,85 miliardi di euro, con la spesa effettiva sotto il 25 per cento. Il 6,7 per cento dei progetti è stato concluso ! . Vanno a rilento i pagamenti in sanità (case della comunità, ospedali, telemedicina ed esecuzione in ritardo nella digitalizzazione ospedaliera (65 per cento delle attività in ritardo, per 137 milioni). Difficoltà anche per i progetti ambientali e agricoli. Avanzano bene l’assistenza domiciliare, il sistema duale e le ferrovie a emissioni zero.
Il decreto riduce i finanziamenti di alcuni progetti e ne incrementa lo stanziamento per altri. Preme evidenziare , che la Napoli/Bari ridicolmente definita alta velocità le risorse PNRR passano da 1,25 a 2,18 miliardi di euro. Tagli invece , per la Taranto – Metaponto – Potenza – Battipaglia che passano da 414 a 98 milioni. Tagli anche per la Salerno/Reggio Calabria dove le risorse PNRR crollano da 1,8 miliardi a 720 milioni di euro. I nuovi progetti scendono da 1,8 miliardi a 500 milioni di euro, mentre le risorse dei progetti in essere sono pari, a 219 milioni di euro. Definita ridicola la AV Napoli/Bari , considerato che la distanza di 121 chilometri viene percorsa in due ore con velocità media di poco più di sessanta chilometri l’ora.
Non superfluo ricordare una nota di valenza generale , che gli effetti degli investimenti pubblici sul PIL sono positivi e aumentano in funzione della loro qualità ed efficienza . Utile ricordare, che il Fondo Monetario Internazionale usa uno strumento denominato PRIMA ( Public Investment Management Assessment) fondato su 15 variabili. Sostanzialmente positivi gli indicatori e la valutazione finale per i paesi avanzati. L’Italia è una eccezione in quanto sono presenti fenomeni di bassa efficienza come : a) influenza politica nella selezione dei progetti ; b) ritardi nel completamento dei progetti; c) pratiche corruttive; c) incremento dei costi rispetto alle previsioni d) scarsa qualità delle infrastrutture realizzate. Non irrilevanti infine sono altri due elementi , che incidono complessivamente sul contribuente italiano.
La Relazione citata della Corte dei Conti evidenzia che ogni investimento “traina” un aumento di spese correnti. Che accadrà dopo il 2026, a lavori terminati? Che accadrà alle strutture fisiche create con risorse PNRR/PNC , se mancheranno fondi per la loro manutenzione e personale per il loro funzionamento? L’altro problema è il rimborso delle risorse avute con il PNRR/NGEU. Centoventi miliardi di prestiti che generano risparmi sul differenziale dei tassi d’interesse , che l’Italia pagherebbe se contratti da sola sul mercato. I 69 miliardi sono a fondo perduto , ma non è proprio cosi .
Tutto il Next Generation EU deve essere coperto dal bilancio europeo al quale l’Italia contribuisce, in base al proprio PIL. Quaranta i miliardi da erogare , che riducono gli 82 miliardi a 42 ( 82 meno 40 ) a cui vanno sommati i circa sei miliardi di risparmio interessi stimati . Totale 48 miliardi , divisi su sei anni fanno 8 miliardi l’anno. La restituzione del prestito inizierà nel 2028 e terminerà dopo trenta anni. Pagheremo interessi sui 122,6 miliardi di prestito e ipotizzando un tasso del 2%, per 30 anni comporta una rata annuale di 5,474 miliardi di euro. In trenta anni restituiamo 164,22 miliardi di euro di cui 42 miliardi sono interessi.


