di Erasmo Venosi
Da Vespa, il ministro Pichetto Fratin, parla pur di non parlare. Perché il Nucleare non serve all’Italia? Un’analisi oggettiva, numeri alla mano, fa luce su molti equivoci strumentalmente rilanciati
Nella serata di ieri, venerdì 28 febbraio, abbiamo ascoltato il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin da Vespa nel programma di Rai Uno ‘Cinque minuti’, dove parlava del nucleare in generale, reattori presenti in Francia e dei piccoli reattori SMR (Small Modular Reactor), con una potenza inferiore a 300mila KW elettrici.
Sono sperimentali tanto che Biden ha investito 3 anni fa 300 miliardi di dollari, mentre il Canada ha pubblicato il proprio piano d’azione SMR. I progetti degli SMR sono sviluppati da aziende tra cui Rolls-Royce, NuScale Power e TerraPower (che include Bill Gates come investitore).
Tutto sperimentale, ma mai una risposta alla domanda: chi paga? Esattamente come ha fatto il ministro Pichetto Fratin dal quale attendiamo, ancora la decisione sulla scelta del sito per le scorie prodotte dal nucleare italiano del secolo scorso.
Il presidente di Confindustria e politici vari dovrebbero leggere i costi di generazione elettrica riportati dalla autorevolissima banca d’affari Lazard o nel World Energy Outlook 2020 e 2024. Lazard ha pubblicato un rapporto che analizza il LCOE, una misura critica dell’efficienza dei costi delle fonti di generazione tra i vari tipi di tecnologia. Il rapporto ha rilevato che l’eolico onshore e l’energia solare utility scale hanno il LCOE (Levelised cost of energy) più basso con un ampio margine. Il LCOE calcola il valore attuale del costo totale di costruzione e gestione di una centrale elettrica per un periodo di vita presunto.
L’energia nucleare ha registrato il più alto LCOE su scala pubblica, con una media di 182 dollari/MWh. Per arrivare a competere con le rinnovabili, il nucleare dovrebbe arrivare a un LCOE di “40-80 USD/MWh (dollari per MegaWatt/Ora), compresi i costi di smantellamento e gestione dei rifiuti (Fonte IEA).
Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia1 (AIE) i costi di generazione dell’energia elettrica, nel 2023, 2030 e 2050, nell’Unione Europea sono per le fonti rinnovabili sempre più bassi di quelli del nucleare. L’AIE ha verificato una differenza di ben 120 $/MWh tra nucleare e solare fotovoltaico per il 2023, di 100 $/MWh per il 2030 e il 2050. Una differenza importante che si nota anche per l’eolico onshore, pari a 110 $/MWh per il 2023, di 80 $/MWh per il 2030 e 75 $/MWh per il 2050. E per l’eolico offshore, pari a 100 $/MWh per il 2023, 90 $/MWh per il 2030 e il 2050.
Come messo in evidenza dall’AIE, il costo di generazione dell’elettricità prodotta dalle centrali nucleari è molto maggiore, parliamo di 3,4 volte quello del solare e 2,8 volte quello dell’eolico, anche se minore di quello delle centrali a carbone e di quello delle centrali a gas per via dei costi sostenuti per le emissioni di CO2. Fonti fossili dalle quali è però necessario uscire per le ragioni note a tutti e legate all’emergenza climatica.

Le differenze dei costi di generazione date dall’Agenzia Internazionale dell’Energia, nell’Unione Europea derivano dai seguenti costi e rendimenti. Per il nucleare costi in conto capitale pari a 6.600 $/kW, con un capacity factor (fattore di capacità) dato dal rapporto tra la produzione di energia elettrica effettiva fornita da una centrale durante un periodo di tempo e la fornitura teorica che avrebbe potuto offrire se avesse operato alla piena potenza in modo continuativo nel tempo del 70% e con costi per il combustibile, per la gestione e la manutenzione di 35 $/MW/h. Per il solare fotovoltaico i costi dell’investimento sono pari a 750 $/kW, con un capacity factor del 14% e con costi per la gestione e la manutenzione di 10 $/MW/h; mentre per l’eolico i con costi dell’investimento pari a 1.630 $/kW, con un capacity factor del 29% e con costi per la gestione e la manutenzione e di 15 $/MW/h. Per le centrali a carbone i costi dell’investimento sono pari a 2.000 $/kW, con un capacity factor del 20% e con costi per il combustibile, per la gestione e la manutenzione e per la CO2 di 155 $/MW/h (il carbone costa poco, ma si paga abbastanza per le elevate emissioni di CO2); per le centrali a gas i con costi dell’investimento pari a 1.000 $/kW, con un capacity factor del 20% e con costi per il combustibile, per la gestione e la manutenzione e per la CO2 di 130 $/MW/h.
Il ministro ha richiamato il nucleare, soprattutto gli SMR, e di risparmi sulle bollette elettriche. Una immensa menzogna stando al “The World Nuclear Industry – Status Report 2024”. Innanzitutto gli SMR perdono i risparmi connessi alle economie di scala, quindi, maggiori saranno i costi per unità di capacità installata. Il costo insopportabile di un SMR è stato già sperimentato. II piccolo reattore modulare (SMR) più importante degli Stati Uniti della NuScale Power Corp ha perso il cliente Utah Associated Municipal Power System per esclusivi motivi economici. II costo complessivo del progetto è passato da 5,3 a 9,3 miliardi di dollari.
II ministro ha citato un reattore raffreddato a piombo che brucia le scorie prodotte. II costo per l’elettricità generata è passato da 58 $/MWh nel 2020 a 119 $/MWh nel 2023, sollevando molte perplessità sulla disponibilità dei clienti a pagare. L’altro riferimento del ministro è che “ brucia le scorie prodotte”. Gli unici elementi che brucia questo reattore in sperimentazione sono gli attinidi transuranici.
Attualmente gli impianti nucleari in esercizio in UE, con un totale 97 GWe di potenza installata, producono annualmente circa 2500 t di scorie, di cui 25 t sono costituite da plutonio, 3.5 t da attinidi minori, e 100 t da prodotti di fissione, di cui 3.1 t sono quelli a vita lunga (quali cesio, iodio e tecnezio). I reattori a cui fa riferimento il Ministro anche se sono smart usano come combustibile uranio e plutonio sotto forma di combustibile a ossido misto (MOX). Sono reattori a neutroni veloci. Intanto un progetto di legge del Ministro PichettoFratin , è in arrivo per regolamentare il “ nuovo nucleare”.