di Erasmo Venosi
Venti di guerra e pericolo nucleare, perché l’umanità rischia con il fuoco senza rendersene conto? Viaggio nel difficile rapporto tra scienza e politica
Un tempo, l’attuale ripresa di uno spirito di belligeranza sembrava essere quasi completamente spento in Europa. Quello che colpisce è forse la irresponsabile ignoranza soprattutto delle classi dirigenti europee che parlano di guerra con potenze nucleari come fossero partite di calcio.
Votato al Consiglio d’Europa il piano da 800 miliardi, per finanziare il riarmo d’Europa. Ipocritamente si fa finta di ignorare l’art 5 del Trattato Nato che prevede l’intervento della stessa in caso di aggressione a uno dei suoi membri. Sarà, quindi, sempre presente lo scudo nucleare Usa.
Ai tanti irresponsabili, che disgraziatamente per noi hanno un ruolo nelle funzioni decisionali e a chi li, segue vogliamo presentare le terribili fasi dello scoppio di un ordigno nucleare.
Il 16 luglio del 1945, alle cinque e trenta del mattino, esplodeva la prima atomica denominata “Gadget” della storia in un test a Trinity Site, nel deserto del New Mexico. Le altre centinaia vennero fatte esplodere fino al 1962 nei deserti interni degli Stati Uniti. Alla prima atomica vanno aggiunte le due Little Boy e Fat Man, che decretarono in modo spaventoso la fine della Seconda Guerra mondiale sul fronte pacifico.
Le bombe atomiche sono il frutto del lavoro del Manhattan Project diretto da Robert Oppenheimer. Recentemente uno studio pubblicato su ArXiv (archivio di articoli scientifici in fisica, matematica, informatica e biologia) dal titolo “Fallout from U.S. atmospheric nuclear tests in New Mexico and Nevada (1945-1962)” dei ricercatori impegnati sul Programma Scienza e Sicurezza Globale dell’Università di Princeton ricostruiscono in maniera dettagliata tutte le 92 esplosioni tra il 1945 e il 1962 (tranne i test sotterranei) di atomiche condotte dall’esercito americano.
Utilizzando moderni modelli metereologici e potenti computer il risultato dello studio è stato che Oppenheimer e soci sottostimarono le radiazioni della bomba. Le particelle radioattive generate dall’esplosione, raggiunsero tutti gli stati americani (tranne Hawaii e Alaska) e Canada e Messico. Nel 1990, è stato promulgato il Radiation Exposure Compensation Act (RECA) che ha erogato 2,5 miliardi di dollari di danni ai lavoratori vicini ai siti dei test per aver sviluppato leucemie o altre forme di cancro direttamente legate all’esposizione alle radiazioni. Anche le aree del Missouri, dell’Alaska e del Kentucky sarebbero coperte, per la prima volta, dal disegno di legge di espansione RECA per un tipo di esposizione diverso e a lungo trascurato: non al fallout nucleare, ma alle scorie nucleari. Discriminati dal RECA le popolazioni del New Mexico, nonostante secondo le stime, nel raggio di 150 miglia dal sito della detonazione vivessero allora più di mezzo milione investite dalle radiazioni.
Alle follie che si sentono, soprattutto in Europa, sono incredibili quanto irresponsabili le dichiarazioni di Kubilius lituano, attuale Commissario europeo alla difesa. “Entro il 2030 intraprenderemo azioni su vasta scala contro la Russia”. Ancora peggio la dichiarazione del presidente della Lituania. “La Cina sta diventando troppo invadente. Dobbiamo darle una bella lezione”. Costoro hanno la minima contezza di cosa sia una esplosione nucleare? Un’esplosione da 300 kilotoni (Francois Diaz Maurin; Equivale in termini di potenza esplosiva a 300 mila di tonnellate di tritolo. Dieci volte la potenza delle bombe di Hiroshima e Nagasaki considerate insieme).
L’esplosione genera una onda d’urto, o onda di pressione, che contiene circa il 50% dell’energia, una radiazione termica o onda di calore che impiega circa il 35% dell’energia, la radioattività o onda radioattiva (fall out) che impiega circa il 15% dell’energia e infine il fallout, cioè la ricaduta di materiale radioattivo.
L’esplosione della bomba nucleare genera temperature di decine di milioni di gradi. Nell’aria un piccolo Sole visibile fino a 100 km. Dopo pochi secondi dallo scoppio le radiazioni dirette sono l’effetto più immediato della detonazione. Sono prodotte dalle reazioni nucleari all’interno della bomba e si presentono come radiazioni. Microsecondi dopo l’esplosione l’energia rilasciata sotto forma di raggi X riscalda l’ambiente circostante, formando una palla di fuoco di aria surriscaldata.
All’interno della palla di fuoco, le temperature e la pressione sono così elevate che tutta la materia viene trasformata in un plasma caldo di nuclei nudi. La palla di fuoco, che segue l’esplosione di un’arma nucleare da 300 chilotoni, come la testata termonucleare 87 schierata sui missili Minuteman III attualmente in servizio nell’arsenale degli Stati Uniti, può crescere fino a più di 600 metri di diametro e rimanere accecante per diversi secondi, prima che la sua superficie si raffreddi.
La luce irradiata dal calore della palla di fuoco, che rappresenta più di un terzo dell’energia esplosiva dell’arma termonucleare, sarà così intensa da innescare incendi e provocare gravi ustioni a grandi distanze. Il lampo termico di un’arma nucleare da 300 kilotoni potrebbe causare ustioni di primo grado fino a 3 chilometri di distanza dal punto zero.
Poi arriva l’onda d’urto, che rappresenta circa la metà dell’energia esplosiva della bomba, che viaggia inizialmente più della velocità del suono, ma rallenta rapidamente quando perde energia passando attraverso l’atmosfera. La radiazione surriscalda l’atmosfera intorno alla palla di fuoco, l’aria nell’ambiente circostante si espande e viene spinta rapidamente verso l’esterno, creando un’onda d’urto che spinge contro qualsiasi cosa lungo il suo percorso e ha un grande potere distruttivo. Potere che dipende dall’altezza di esplosione e dalla resa esplosiva.
Un’esplosione di 300 kilotoni produce un aumento di pressione di 0,3 atmosfere fino a 4,7 chilometri. Una pressione sufficiente per distruggere la maggior parte delle case, sventrare grattacieli e uccidere persone dieci secondo dopo l’esplosione.
Poco dopo che la detonazione nucleare ha rilasciato la maggior parte della sua energia nella radiazione diretta, nel calore e nell’esplosione, la palla di fuoco inizia a raffreddarsi e a sollevarsi, diventando la testa del fungo atomico. Al suo interno nuclei radioattivi che inizieranno a cadere dalla nube. Il fallout radioattivo, una forma di radioattività ritardata, esporrà i sopravvissuti a dosi letali di radiazioni ionizzanti.
Per quanto riguarda l’esplosione, la gravità della contaminazione da ricaduta dipende dalla resa di fissione della bomba e dalla sua altezza di scoppio. Per le armi con potenza da 100 kilotoni, l’area di pericolo immediato è di migliaia di chilometri quadrati sottovento dal luogo di detonazione. L’intensità di radiazione dipenderà all’inizio dagli isotopi di breve emivita, che sono i più energetici e quindi i più pericolosi per gli organismi.
Gli effetti letali del fallout dureranno da giorni a settimane. Essendo gli effetti ritardati, stimare le vittime del fallout è difficile. Un milione di morti dopo 24 ore. Una guerra nucleare globale tra gli Usa e la Russia con 4400 testate nucleari da 100 kilotoni causerebbe almeno 360 milioni di morti rapide. Orribili aritmetiche di decessi e di feriti nei primi giorni di un confitto nucleare ma solo l’inizio di una catastrofe che coinvolgerà l’intero pianeta.
Cambiamenti climatici globali, diffusa contaminazione radioattiva e collasso della società sarebbe la realtà con la quale i sopravvissuti dovrebbero fare i conti per molti decenni. La carestia dopo una guerra nucleare sarebbe più mortale delle esplosione di bombe nucleari.