Nel Parco Archeologico situato tra via Emilia e Corso Italia, carcasse di topi ed escrementi rischiano di rendere concreto lo scoppio di gravi problemi socio-sanitari
La carcassa di un topo che si decompone al sole, circondata da un nugolo di moscerini.
A due passi, il nostro futuro: ragazzini che giocano a pallone, incuranti del degrado che li circonda o, peggio, ormai abituati.
Accanto a loro, il nostro glorioso passato, i resti delle mura della Taras greca, testimonianza delle origini spartane tanto sbandierate.
In mezzo l’incredulità dei cittadini che si fa rabbia: “Ma come abbiamo fatto a ridurre così la nostra città?”.

Siamo nel Parco Archeologico Lo Porto, tra via Emilia e corso Italia, accanto alla Chiesa Madonna della Fiducia. A distanza di sei mesi dal nostro primo sopralluogo in quest’area la situazione, già critica, è notevolmente peggiorata.
Le pietre millenarie, risalenti al 400 a.C. giacciono ancora in stato di abbandono, ormai semi ricoperte da uno strato di escrementi animali e non, lattine, carte sporche, sigarette e spinelli.
Una testimonianza di grande valore storico-archeologico, per di più inserita negli itinerari turistici della città, quasi nascosta dalla patina di decadenza cittadina.

Tra queste mura antiche è possibile scorgere anche alcuni cartoni, che segnalano la presenza di bivacchi notturni in mezzo ad escrementi e spazzatura, confermati dai residenti.
Ma il problema, ora, non riguarda più lo spreco di risorse preziose per il turismo nostrano: adesso, potrebbe esserci di mezzo anche la sicurezza dei cittadini. I ragazzini, infatti, giocano tra cocci taglienti di bottiglie di birra, escrementi e insetti che fanno la spola tra questi e la carcassa del topo.
Il rischio è evidente: in queste condizioni, il confine che ci separa dal sorgere di criticità sanitarie potrebbe già essere stato idealmente superato.
Come riporta AdnKronos, uno studio condotto recentemente in Canada e negli Stati Uniti ha messo in evidenza la correlazione tra le temperature record (che la Puglia sta affrontando da luglio) e la presenza dei roditori, che escono allo scoperto in cerca di cibo o acqua.
“Un vero e proprio pericolo – afferma Alessandro Miani, presidente Sima (Società italiana medicina ambientale) – sul fronte igienico-sanitario, considerato che sono circa 40 le patologie che possono essere trasmesse direttamente o indirettamente dai ratti, attraverso il contatto o con le deiezioni rilasciate nell’ambiente. Tra queste figurano leptospirosi, peste, salmonellosi, tifo murino, tularemia, coriomeningite linfocitaria e rabbia”.
L’area in questione è molto frequentata, dai soliti incivili che portano i propri cani e fare i bisogni (e magari ad annusare in giro) a chi passa con le buste di spesa, dai ragazzini che giocano a pallone a chi decide di trascorrere la notte in mezzo al degrado. Senza contare la stretta prossimità delle case e della chiesa.
Considerando la pericolosità della situazione, sarebbe necessario garantire un numero di pronto intervento che risponda celermente alle richieste. Anche su questo fronte, infatti, abbiamo incontrato non poche difficoltà: il centralino dell’Asl di Taranto , dopo alcune chiamate interrotte per problemi alla linea, ci ha passato prima il Centro Vaccinazioni, poi un numero a cui non ha risposto nessuno. Infine, non è stato più possibile prendere la linea, forse per sovraccarico della stessa.
Un barlume di speranza si è acceso negli occhi dei residenti, non appena hanno visto le nostre telecamere, che ha lasciato presto spazio alla disillusione nelle parole: “Siamo amareggiati, queste zone della città non sono più praticabili. Ci lamentiamo ma non cambia nulla, anzi la situazione peggiora. Ci sentiamo abbandonati ai nostri problemi”.
Insomma, al di là dei soliti proclami social, sembrerebbe che il problema dei rifiuti e della sporcizia in città sia ormai fuori controllo.
Proprio come affermato da Alessandro Basta, oggi rimosso dal suo incarico di presidente della Protezione Civile di Taranto, “in considerazione delle alte temperature di questo periodo, del proliferare di animali che invadono le zone di deposito dell’immondizia, nonché per evitare il possibile contagio di malattie, e il deflagrare di preoccupanti problemi di natura socio-sanitaria, chiediamo al massimo rappresentante del governo nella nostra provincia un pronto intervento”
Sarebbe, pertanto, davvero necessario un intervento immediato e risolutivo, che parta dalla chiusura al pubblico delle zone più critiche e prosegua con una sanificazione completa delle aree in questione, per poi procedere ad una successiva riapertura, solo dietro installazione di impianto di videosorveglianza, con relative multe per chi si macchia del reato di inciviltà.
Urge intervenire concretamente, prima che sia troppo tardi.