di Vittorio Galigani
I Fondi di Investimento “rastrellano” il denaro di soggetti di natura diversa. Lo reinvestono in attività che “garantiscono” lucro, certo, a medio termine. Un utile, tradotto in punti, nettamente superiore a quello che può offrire un qualsiasi Istituto di Credito. Una Compagnia Assicuratrice. Proprio per questo il Fondo di Investimento fraziona il rischio. In modo calcolato. Analitico. Ogni decisione scaturisce dal parere, ponderato, espresso da un Consiglio di Amministrazione. Non sono concessi margini di errore
“Chissà domani su che cosa metteremo… le mani” la cantava il mitico Lucio Dalla recitando “Futura”. Ecco. Il domani. I russi, gli inglesi, gli americani. Mettiamoci anche i toscani. I fondi di investimento, tutti sarebbero, secondo i beni informati, al capezzale del Taranto.
Cerchiamo allora di fare chiarezza. Una massa debitoria “importante” per la categoria. Un “caffè” convincente per il “gestore” uscente. A completamento, fidejussioni, parcelle, ricapitalizzazione ed ammennicoli vari. Un pacchetto di oltre 5 milioni di euro. Ecco. Chiunque volesse il Taranto acquisterebbe un debito, cristallizzato, di circa 5 milioni di euro. Un impegno relativo al passato più o meno recente.
Occorrerebbe poi un piano industriale a medio termine. Di investimenti e di gestione. Quantomeno sino alla stagione sportiva 2028/29. Minimo cinque campionati. Incluso quello attuale. Un organico tutto da rifare nel presente. Per giungere a una salvezza non “tribolata”. Costi conseguenziali da rimodulare. Pochi incassi per lo stato dello Iacovone. Senza sponsor e nemmeno pubblicità visiva. In aggiunta un “Piano Industriale”, quantomeno quinquennale, per farsi trovare in serie B nei campionati immediatamente successivi al 2026. Quando, ultimati i Giochi del Mediterraneo, si avrà la disponibilità di un impianto all’avanguardia. Per servizi e struttura sportiva.
Un “giochino” che nel periodo impegna 20/25 milioni di euro. Ad occhio e croce. Nella sua complessità. Anche a causa dei lavori di rifacimento dello stadio che costringeranno la squadra del Taranto a migrare in altri lidi per più di una stagione. Un progetto che punta nei risultati sportivi ed il raggiungimento della serie B. Nel minore tempo possibile (altrimenti che vieni a fare). Confidando, a priori, nell’affidamento pluriennale del rinnovato Iacovone.
L’utilizzo del rinnovato/ristrutturato Iacovone. Ecco il contendere. In concessione gratuita? E per quanti anni? A quali costi di manutenzione ordinaria e straordinaria? Oppure con un semplice utilizzo oneroso, secondo il fabbisogno? Esiste un’Istituzione, preposta, in grado di determinare, sin da ora, questi costi? E quanti, di conseguenza, gli utili? Quindi. Piano Industriale. Impegno finanziario. Utilizzo dello Iacovone. Tutto frutto di una analisi approfondita di gestione. Indispensabile per chiunque (persona fisica o soggetto giuridico) fosse interessato all’acquisizione delle quote di maggioranza di F.C.Taranto 1927 Srl.
Persone fisiche? Difficile si concretizzino all’orizzonte, stante l’attuale crisi imprenditoriale ed economica della città. I Fondi di Investimento “rastrellano” il denaro di soggetti di natura diversa. Lo reinvestono in attività che “garantiscono” lucro, certo, a medio termine. Un utile, tradotto in punti, nettamente superiore a quello che può offrire un qualsiasi Istituto di Credito. Una Compagnia Assicuratrice. Proprio per questo il Fondo di Investimento fraziona il rischio. In modo calcolato. Analitico. Ogni decisione scaturisce dal parere, ponderato, espresso da un Consiglio di Amministrazione. Non sono concessi margini di errore. Anche per questo esistono i “tagliateste”. Chi sbaglia paga.
Per fornire un esempio. Gli “americani” della Roma erano venuti per costruire il nuovo stadio della Capitale. Fallito quel progetto se ne sono scappati. Con la coda tra le gambe. E da quel momento il club giallorosso “galleggia”. Non primeggia più. Che altro potrebbe dirsi dell’Inter o del Milan degli ultimi lustri? Questo per dire che non esistono “benefattori”. Accade nella vita di tutti i giorni. Nel calcio poi, men che meno.
Nel caso del Taranto, al di la delle tante voci, a briglia sciolta, che alimentano la comunicazione sportiva, ci sarebbe tanto da dire. Nei prossimi cinque anni il Club è in grado di produrre “lucro” (questo pretendono i fondi di investimento)? A chi sarà affidata dal 2026 la gestione dello Iacovone e con quali criteri economici? Esiste, nel presente, un soggetto giuridico in possesso delle indispensabili credenziali relative alla continuità, alla solvibilità ed alla sostenibilità del Club? Chi garantirà la Pubblica Amministrazione ed in che modo sulla tutela del patrimonio in funzione dell’uso dello Iacovone?
Per concludere infine: esiste nel gestore attuale la volontà, effettiva e concreta, di passare la mano? “Aspettiamo che ritorni la luce, di sentire una voce, aspettiamo senza avere paura, domani”. Concludeva Lucio Dalla cantando “Futura”…