di Vittorio Galigani
Massimo Giove è stato “scaricato” anche dalle Istituzioni civiche, politiche e dello sport. Il suo ventilare azioni di rivalsa contro il mondo intero acuisce la frattura. Interrompe il dialogo. Crea un solco insormontabile
Massimo Giove è paragonabile allo stoico e storico Generale, del 7° Cavalleria degli Stati Uniti, George Armstrong Custer. Una testa calda come racconta la storia. Il comandante del distaccamento militare sterminato nella battaglia di Little Big Horne dagli indiani Cheyenne comandati da Nuvola Rossa.
Massimo Giove, come il generale Custer, si trova, piedi a terra, sul terreno insidioso di una battaglia per lui impari. Ormai accerchiato dai suoi avversari, che non sono gli “indiani” della Grande Riserva, ma “soggetti”, fisici e giuridici, altrettanto aggressivi e pericolosi.
Una “schiera” di creditori (calciatori, tecnici, collaboratori, dipendenti, servitori di prestazioni e di servizi in genere) esasperati da promesse di pagamenti non rispettate, che si sentono presi in giro, da rinvii ripetuti e disattesi e che non reggono più a questa situazione. Massimo Giove è stato “scaricato” anche dalle Istituzioni civiche, politiche e dello sport. Il suo ventilare azioni di rivalsa contro il mondo intero acuisce la frattura. Interrompe il dialogo. Crea un solco insormontabile. Messi sul piatto della bilancia i suoi “errori” hanno il sopravvento sulle sue “ragioni”.
Le armi di questi soggetti non sono “frecce”, ma azioni altrettanto “velenose”, snervanti, rovinose. Sono Decreti ingiuntivi, pignoramenti presso terzi, penalizzazioni in classifica, inibizioni, blocco della campagna trasferimenti, esercizio della messa in mora, scioperi. Qualcuno si è insinuato in una procedura, prefallimentare, di prossima valutazione. Il Taranto non può giocare allo Iacovone, la sua casa, sino al campionato 2026/27. Tra poco gli sarà vietato anche l’uso della struttura di allenamento.
Un susseguirsi continuo di attacchi e colpi bassi. Progressivi, micidiali e spietati. Atti che stanno mettendo in ginocchio la gestione generale, finanziaria, sportiva e tecnica. Giove tenta di rintuzzare tutti gli attacchi, ma rischia, quotidianamente, di soccombere.
Il “7° Cavalleria” di Massimo Giove (sempre più esiguo) è composto da luogotenenti spesso improvvisati. Alcuni approssimativi, di scarso aiuto procedurale e normativo (la squadra Primavera sconfitta a tavolino perché schiera ragazzi non tesserati…, le liste gara sbagliate…). I ragazzi del settore giovanile vengono riciclati da una formazione all’altra (un disgustoso “mercinomio” di scambio). Arrivano alla prima squadra “ragazzini” fisicamente inadatti, tecnicamente immaturi. La già lunga striscia di sconfitte, consecutive, diventa interminabile. La credibilità del Club viene messa quotidianamente in discussione, anche dalle dichiarazione di uno staff tecnico “indecente” che afferma di essere, alla guida del Taranto, per la “ricerca” di una retrocessione dignitosa.
Il rischio che il patron rimanga a “combattere” da solo è più di una ipotesi. Chi gli fa attualmente la “ronda” (prevalentemente per interesse personale) parla molto, minaccia, si agita, ma non conclude. Non ha le “munizioni” idonee per “combattere” al suo fianco. L’arte del promettere e non mantenere (gli stipendi). Anche lui, e, per di più, nei confronti di Giove, nel privato, non fa uso di belle espressioni. L’ultima di Rinaldo Gerbo è stata quella di essersi presentato a Massafra cercando il titolo e proponendo progetti “stellari”. Settore giovanile, impianti sportivi, cittadella del sport, appezzamenti di terreno. Domanda: ma con quali soldi? Fortunatamente gli amici, dirigenti del Club giallorosso, non portano gli anelli al naso e tutto si è arenato prima ancora di iniziare.
Altri (splendidamente sponsorizzati da Melucci e Azzaro) si sono appropinquati a Palazzo di Città. Agli inizi del caldo autunno. Con chiacchiere e distintivo. Preparati/allenati nel gioco delle forti illusioni, perché “comperare” sulla carta vale “fuffa” se la successiva questua, fatta in giro per l’Europa, va buca. Se il Taranto ha subìto tante penalizzazioni le responsabilità sono anche di colui che se ne era assunto, sottoscrivendo, l’onere. Tanto che è stato inibito per sei mesi dal Tribunale Federale. Giusto Mark Colin Campbell? Uno “scappato” anche a quelli (tra una birra ed un pasticcino) ai quali aveva promesso compiti e ruoli.
Un accenno alla posizione assunta, a favore di Campbell, dalla ATS è d’obbligo. Quei ripetuti contatti mai troppo chiari. Quel “gonfiare” confidenze riservate sulla solidità dell’interlocutore. L’inciucio delle promesse/richieste/offerte di collaborazione (settore giovanile e/o altro). Quel sostenere tuttora la “favola” di offerte, al ribasso, mai concretamente sostenute dal punto di vista economico. E quel ridicolo fidejussione si/fidejussione no. Come i giochini di prestigio napoletani sulle bancarelle, nelle aree di sosta dei Grill, in autostrada. “Fuffa” anche questa, che quando sono stati chiamati al soldo si sono ammutoliti.
Cosa dire poi del “pirotecnico” e dirompente avvocato Johnny Di Stefano. Programmi milionari con una “pappardella” di comunicati stampa. La promessa che il denaro lo avrebbe lasciato sul “bancone” la Befana a gennaio. Questo a sentir lui. Salvo poi una toccata e fuga impressionante che la Befana aveva dimenticato la strada a Taranto come, successivamente, a Massafra. Tutti campioni, a parole. Quando poi li “chiami” a denari vanno tutti in “fuga”. Più bravi e veloci del miglior Valentino Rossi.
Massimo Giove, al pari del Generale Custer, sta facendo un errore (da qui la similitudine) macroscopico, pericolosissimo. Sta sottovalutando la consistenza numerica dei suoi avversari. Avesse la possibilità (ed il tempo) di affrontarne uno alla volta potrebbe tentare, forse, di “sopravvivere”, tecnicamente/economicamente parlando. Proprio il tempo, però, non lavora a suo favore. Il denaro (scarso) nemmeno. Le negatività ostative sono improvvise e giornaliere. Il perfezionamento di quel progetto sullo stato di crisi aziendale necessita di una procedura che richiede i suoi tempi. Non è un viaggio ad alta velocità fatto sul “Frecciarossa”. George Armstrong Custer era una testa calda, sbagliò i suoi calcoli e fu sopraffatto. Lo narra la storia. Dimostri allora Giove di essere più equilibrato. Rifletta sui suoi errori. E’ veramente il caso di intestardirsi e di mandare quel titolo, tutto e tutti, allo sbaraglio? Con quale soddisfazione…