di Vittorio Galigani
La differenza la fa il nove granata. Oggi “principe” assoluto dei goleador, con 11 marcature. Di astuzia, di intuito e tempestività. Sfruttando di scaltrezza, l’ultimo pallone, disperato, “spedito”, dalla tre quarti, nell’area Cavese
E segna sempre lui! Facundo Lescano. L’argentino granata, nei minuti di extra time, si incunea nel cuore dell’area avversaria e buca la difesa della Cavese. Il Trapani tenuto in scacco dai “blues” campani per tutta la gara.
Prevale per l’inerzia avversaria. La differenza la fa il nove granata. Oggi “principe” assoluto dei goleador, con 11 marcature. Di astuzia, di intuito e tempestività. Sfruttando di scaltrezza, l’ultimo pallone, disperato, “spedito”, dalla tre quarti, nell’area Cavese. Aronica ringrazia e respira profondo. Confida nella fiducia del suo presidente. La squadra evidenzia però i “soliti” pregi e difetti. Grande qualità dei singoli (Lescano ne è l’esempio più palese). Scarsa incisività nella espressione tattica. Di questo passo Trapani rischia di rimanere “invischiato” nell’anonimato del centro classifica. Protagonista di un campionato mediocre. E risulta che questa non rispetti l’ambizione del patron Valerio Antonini.
Monopoli ancora in inferiorità numerica (Viteritti cosa combini?) resiste anche a Caserta. Colombo ed i suoi ragazzi proseguono nel loro percorso eccellente. Una doppietta di Crecco “rinvigorisce” il Latina che “tenta” di allontanarsi dalla zona retrocessione. Si risolleva il morale Giacomino Modica con un bel successo contro l’emergente Giugliano che, dopo tre vittorie consecutive, puntava decisamente al secondo posto.
Allo Zaccheria, la “smanacciata” (pessima) del portiere dei giovani bianconeri regala al bravo, astuto ed opportunista Ciccio Orlando il pallone (di platino) che porta in vantaggio i rossoneri. Foggia ancora sottotono, come prestazione collettiva. Vittoria comunque salutare per “risollevarsi” definitivamente dai fantasiosi/comici comportamenti tecnici del recentissimo passato.
La sorpresa arriva invece da Picerno. Dove si “smarrisce” la capolista Benevento. La “strega” va sotto e perde. I lucani riemergono in casa. In precedenza avevano già dato sonore scoppole a Crotone ed Avellino. Diciamo prima della recente flessione fisiologica. Un solo punto nelle ultime tre partite infatti. Da ultimo con il Giugliano corsaro al Donato Curcio. Rossoblu, non solo apparentemente, risultavano ridimensionati nei risultati e nella classifica. La smentita è arrivata con l’occasione migliore. Partita di orgoglio e tre punti preziosi contro la “regina” del campionato. Tomei riprende il percorso della riscossa. Gaetano Auteri obbligato a riflettere. Il campionato, forse, non si vince di sole vittorie (seppure larghe) casalinghe.
Potenza ed Avellino si dividono la posta. Una gara al di sotto delle aspettative. Non proprio entusiasmante. Più guardinga che votata alla vittoria. Entrambe non approfittano del passo falso del Benevento. Patierno, tra i lupi, a bocca asciutta da due turni. Pesano tra i biancoverdi anche le assenze di D’Ausilio e Palmiero. Ne soffre la qualità. Che sia il sintomo concreto di una dipendenza? Sintomo che i campani possiedono certamente un buon undici di base, ma le seconde linee lasciano a desiderare. In chiave primato. Nel Potenza Caturano al rientro non vede la porta. Avellino rimane a sei punti dalla vetta. Potenza a sette. Poco in verità. Per entrambe.
Quando il Catania si rende conto di essere sceso in campo, allo Scida di Crotone, sta già perdendo per tre gol a zero. Complici anche le disattenzioni del suo portiere Marius Adamonis. “Colpevolmente” assente nel contesto dei primi 45 minuti di gioco.
Crotone dei giovani in crescita. La fa da padrone per 70 minuti. Poi, un accidentale autogol ed il succedersi dei cambi, in casa rossoblu, lascia spazio agli avversari che tentano la improbabile rimonta. La classifica dei calabresi (ri)comincia a sorridere. Per gli uomini di Mimmo Toscano si apre invece la crisi. Tre pareggi e due sconfitte nelle ultime cinque partite. Nel carniere tre miseri punti. Classifica assurda e precaria, in considerazione delle forze messe in campo. Capacità tattica e qualità tecnica indiscutibili. E’ giunta l’ora, però, di darsi una svegliata. Per non gettare alle ortiche l’intera stagione. Perché 9 punti dalla vetta, e posizione quasi ai bordi della zona play off, non rappresentano nessuna certezza in proiezione di una serie B mai celata.
Cazzarò “disegna” un Taranto operaio. La squadra lotta. Del Favero “timbra” il risultato. Ipnotizza Salvemini sul calcio di rigore. In un altro paio di occasioni mette il “catenaccio” alla sua porta.
Questa la sintesi di una partita in sofferenza. Cazzarò, intelligentemente, sa che deve muovere la classifica. Punto dopo punto per “costruire” la salvezza. Lascia al Cerignola il possesso di palla e si difende sul limite della propria area. Cerca di colpire l’avversario con sporadiche, velleitarie incursioni nella meta campo dei gialloblu. In una di queste Fabbro compie il “miracolo”. Ruba il tempo alla difesa avversaria ed “uccella” Saracco in uscita. Secondo tempo pirotecnico. Cazzarò, l’allenatore fatto in casa, indovina tutte le mosse. Due partite, due vittorie, sei punti. La salvezza? Ci si deve credere. Per sopravvivere.
Ed il Cerignola? Solo possesso di palla. Tanto possesso di palla. Come nella logica dettata dalla classifica. Una sorta di torello più che lo sviluppo di un valido modulo tattico. Soprattutto nel primo tempo. Raffaele per ora soltanto un buon allenatore. Un po’ piatto tatticamente. Gli manca ancora la “genialità” per diventare bravo. A fine gara Cerignola recrimina sulla posizione iniziale di Fabbro in occasione del gol rossoblu. Il direttore Elio Di Toro, a nome della società, punta il dito sulla quaterna arbitrale ed invoca maggiore tutela per il proprio club.
Va così in cantiere anche la quattordicesima di campionato. Con un’unica riflessione certa. Giocano tutti in favore del Benevento che, nonostante la sconfitta, resta sempre al comando con quattro punti di vantaggio. Ed al prossimo turno i giallorossi aspettano, al Ciro Vigorito, proprio l’Avellino.