venerdì 28 Marzo 25

La rivoluzione di Antonini

di Vittorio Galigani

Al presidente del Trapani piace condurre in prima persona le trattative. Incide spesso sulle scelte. Liberatosi “bruscamente” dell’Eziolino nazionale ha virato su Torrente. I fatti sembrano dargli ragione. Ha rivoltato la squadra come un “calzino”. I gol che non arrivavano nella gestione Capuano, si sono moltiplicati con il tecnico di Cetara

La scorsa settimana ha chiuso i battenti il calcio mercato di “riparazione”. In Lega Pro molti scambi di “figurine”, stante la precarietà economica di diverse Società, ma anche qualche operazione “fascinosa”, almeno sulla carta. Soprattutto nel girone meridionale.

Protagonista assoluto di questa sessione, il patron del Trapani Valerio Antonini. Al presidente del Trapani piace condurre in prima persona le trattative. Incide spesso sulle scelte. Liberatosi “bruscamente” dell’Eziolino nazionale ha virato su Torrente. I fatti sembrano dargli ragione. Ha rivoltato la squadra come un “calzino”. I gol che non arrivavano nella gestione Capuano, si sono moltiplicati con il tecnico di Cetara. La squadra sembra aver acquisito una mentalità vincente. La cessione di Facundo Lescano, per molti tecnicamente “sanguinosa”, si è tramutata, nel volgere di pochi giorni, in una “intelligente” partita di giro. Antonini non ha lesinato sugli investimenti, indirizzando le sue scelte su un mercato più “fresco” e di prospetto. Questa sera a Rimini, nella semifinale di ritorno di Coppa Italia, la prime vera cartina di tornasole. Antonini nutre ancora ambizioni di primato. Attendiamo la risposta del campo.

Non ha lesinato a spese neppure Angelo Antonio D’Agostino patron dell’Avellino. Diverse operazioni in entrata ed in uscita. Fiore all’occhiello, sula carta, l’aver sottratto ai granata siciliani proprio l’attaccante più prolifico del girone. Facundo Lescano è abbonato alla doppia cifra a tutte le latitudini, per caratteristiche uomo da area di rigore al pari di Chicco Patierno. In molti sosteniamo che faranno a “capocciate” annullandosi a vicenda. Facundo che all’esordio in maglia biancoverde aveva realizzato una doppietta (Patierno era in panchina). Nella uscita successiva, allo Zaccheria, contro il Foggia, ha sofferto la presenza del compagno di reparto. D’agostino ha consegnato a Biancolino una “Ferrari”, peccato che il “pitone” sia ancora un apprendista. Nella scelta di staff tecnico e management  il presidente dell’Avellino non è certamente “ispirato”. A Foggia la squadra ha denotato dei limiti caratteriali e di arguzia tattica. La sensazione è che Biancolino non “legga” la partita. La sua reazione nervosa in sala stampa, nei commenti post partita, ne certifica l’inesperienza. Il “pitone” è stato un buon attaccante, non è ancora un buon allenatore.

Gaetano Auteri esonerato. Una decisione che ha destato meraviglia per la posizione in classifica e per le riconosciute capacità del tecnico. Il suo errore più grande? Essersi fidato nell’ aver pattuito, con la Società, un progetto di giovani. Con i quali si può anche vincere, ma, in quel caso, bisogna essere coscienti che le difficoltà da superare sono molteplici. Lo ha sostituito, inpanchina, Michele Pazienza (a Foggia gli feci firmare il primo contratto da professionista). Alla prima uscita contro la Juventus N.G. è stato sconfitto ed ha incontrato le stesse difficoltà di Gaetano. La squadra esprime un buon gioco, avvolgente, sino alla tre quarti, ma incontra difficoltà realizzative in area avversaria. Che sia un difetto congenito o sono le polveri improvvisamente bagnate di qualche giovane emergente da valorizzare? Sarebbe veramente un peccato se qual progetto andasse a gambe all’aria per quest’ultimo motivo.

Lo “sgambetto” subito dal Catania non inficia l’ottima stagione del Monopoli. Nel confronto economico sul costo del lavoro (di 1a 4 e forse anche di più) con coloro che nelle aspettative estive avevano già vinto il campionato, i biancoverdi ne escono alla grande nel risultato sportivo quanto in quello economico. Sta a significare che Alberto Colombo ha il grande merito di aver tirato fuori il meglio da ognuno dei ragazzi a sua disposizione. E’ il buon lavoro, verso l’alto, di un gruppo omogeneo senza primedonne e senza “gioielli” particolari. Con una riflessione: il passo falso con il Catania non lascia strascichi. Tutti coscienti che i rossoazzurri isolani, sono in fase di risveglio agonistico e, sino a fine campionato, renderanno la vita difficile a tutti.

Da non trascurare, nella roulette russa della fase finale del torneo, il Crotone. I pitagorici stanno rinvenendo, dalle retrovie, con passi da gigante scalando posizioni su posizioni. Con distacco di tre soli punti su Benevento ed Avellino, sono arrivati a far sentire il loro fiato sul collo di entrambe. Domenica i pitagorici scendono proprio al Partenio. Un crocevia importante, che potrebbe influire moltissimo sull’esito futuro della stagione.

Mentre scorrono i titoli di coda della 26ma giornata il Cerignola agguanta meritatamente la vetta della classifica accennando al suo primo tentativo di fuga. Ora i gialloblu hanno tre di vantaggio sul Monopoli e 5 sulla coppia Benevento – Avellino. La gara (in verità piattina) è illuminata da un lampo folgorante (splendida esecuzione di esterno destro) di Achick (subentrato) che regala vittoria e primato agli ofantini.

La Società della famiglia Grieco merita di essere portata da esempio per la categoria. Gestione nei parametri della terza serie. Un gruppo di lavoro qualificato. Una crescita graduale nella organizzazione aziendale, senza proclami e senza sperperi i denaro. Da tempo asserisco che Elio Di Toro merita la scrivania in categorie superiori. Al proposito una nota di merito va ai vertici della Società che, nella fiducia sulla persona, ha sempre permesso al direttore sportivo di operare senza ingerenze e nel rispetto dei ruoli (una rarità in Lega Pro). Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Della (ir)regolarità di questo campionato e delle possibili conseguenze negative, per eventuali, temute inadempienze di Taranto e Turris avremo modo di approfondire tra una settimana. Sperando che il campo sia e rimanga sempre il giudice unico di quel pallone che rotola.

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