di Vittorio Galigani
Il Taranto, però, usando la procedura idonea, si poteva salvare. Pagando nel modo rituale. Del resto per Rinaldo Zerbo che, come detto dallo stesso Massimo Giove, stava diventando il nuovo presidente del Club, non doveva rappresentare un problema la regolarizzazione di quegli f24 immettendo, nelle casse del Club, una sua provvista personale
Il sospetto che l’attuale stagione della Lega Pro fosse costellata da classifiche “farlocche” si è avuto già agli albori dei campionati. Ai passi incerti (inaspettati per alcuni versi) di Triestina, Catania e Ternana si “unirono le palesi deficienze finanziarie di Turris e Taranto. Ultimamente meravigliarono le penalizzazioni di Novara e Rimini. A breve saranno deferite anche la Lucchese ed il Messina. Il sintomo che il “malaugurio” (come una “cadenza” dialettale del nostro territorio) ha colpito tutti i gironi di Lega Pro.
Siamo al punto che, nel girone meridionale, i valori del campo sono passati in second’ordine. Tutti sanno che, tanto, quella classifica sarà inevitabilmente riscritta. Che la Covisoc, esperiti i controlli di routine, sta trasmettendo le sue conclusioni alla Procura Federale. La sorte di Taranto e Turris appare inevitabilmente compromessa. Sui piazzamenti del futuro, a farne le spese, chi in misura maggiore e chi in misura minore, tutti i club.
Trapani il più “disastrato”. Ai granata, secondo i bene informati, verranno sottratti dieci punti (sei conquistati contro Turris e quattro contro i pugliesi). I progetti di Valerio Antonini, per la stagione i corso, andrebbero a farsi “benedire”. La sua squadra correrebbe addirittura il rischio di essere esclusa dai play off.
La sfida per il primato vedrebbe l’Avellino accorciare di due punti sul Cerignola. Monopoli, Benevento, Crotone e Potenza vedrebbero di colpo ridimensionate le loro già flebili ambizioni di primato. In coda, l’esclusione di Taranto e Turris lascerebbe spazio a un solo confronto play out, per stabilire la terza retrocessa. Messina, Latina e Casertana sono, sulla carta, le più indiziate.
Matteo Marani, “annusate” le decisioni della Covisoc, si è affrettato a convocare un direttivo (inutile) con all’esame le risultanti dei controlli effettuati dall’organo di controllo. Appare come il tentativo di mettere il “chiavistello” alla stalla quando i buoi sono scappati.
Mai assistito a una gestione più deficitaria di quella di Marani. Negli anni siamo stati orgogliosi, e lo siamo tuttora, di Artemio Franchi come di Giancarlo Abete. Abbiamo condiviso il carattere spigoloso di Mario Macalli, che pure era arrivato a farne una “ragione” di orgoglio personale. Come abbiamo apprezzato la politica innovativa di Gabriele Gravina. Con il presidente giornalista si sta invece facendo il passo del “gambero”. L’attrattiva per taluni “consiglieri”, piuttosto che la collaborazione programmatica, con altri, nuoce alla sua gestione.
Le recenti dichiarazioni del Presidente Federale Gravina, sulla necessità immediata della riforma, “spalancano” la porta a un futuro prossimo visionario, di gestioni sostenibili, di progetti credibili ed attuabili.
Dobbiamo ora augurarci che l’era degli “scappati di casa” sia giunta a destinazione. Riteniamo fuori luogo le critiche mosse alla Covisoc. Una struttura da sempre vigile e scrupolosa nel controllo tanto da rasentare, alle volte, la pignoleria, il fiscalismo. Le crepe, per quanto attiene la Lega Pro, vanno ricercate sulla fragilità, dei polsi, di chi la gestisce.
Sulla esclusione della Turris non ci sono molti argomenti da trattare. Una sorte scandita dal tempo. Fonte di molteplici irregolarità nella gestione, di diatribe societarie irrisolte, di situazioni incancrenite nel rapporto proprietà (o presunta tale) spogliatoio.
A Taranto, Massimo Giove è voluto “affondare” nelle sabbie mobili di una situazione mai solida, mai nelle sue corde. Giove è ingiustificabile nella perenne ricerca di “scorciatoie” accidentate e impossibili. Il tentativo banale di aggirare gli ostacoli affidandosi, sempre, ai consigli di “soggetti” poco attendibili. Nascondendo a se stesso di essere ormai fuori tempo massimo, anche per prendere le distanze da tutto e da tutti.
Il colpo definitivo glielo ha inferto Rinaldo Zerbo se è vero, come dimostrano fatti e dichiarazioni, che gli ha consigliato “quelle” modalità nel “regolamento” degli f24 relativi ai mesi di settembre ed ottobre 2024.
Il pagamento in surroga, è stato effettuato, con suoi crediti d’imposta, da General Service Srl, partita Iva 17098411006, con sede legale a Roma, via Titano,9 (come accollante del debito di F.C. Taranto 1927 Srl). Società con soli 10 mila euro di capitale sociale, dei quali soltanto 2.500 versati. Amministratore unico Valentini Andrea, residente a Terni, in via Campomicciolo. Dipendente (commesso) della Star Marine Srl con sede a Milano in via Gonfalone,3. La Generale Service, di cui sopra, in data 27 marzo 2023 ha poi assorbito la AV Logistica Srl che ha così cambiato denominazione.
Senza voler entrare nel merito della validità dei crediti utilizzati da General Service Srl, è giusto però fare una puntualizzazione. Per disposizione di Agenzia delle Entrate il pagamento degli f24 fatto dall’accollante (Generale Service Srl), utilizzando suoi crediti d’imposta, è considerato non avvenuto. Giove anziché affidarsi alle “cure” di Rinaldo Zerbo aveva l’obbligo di approfondire. In materia, la lettera “6 ottobre 2021 con all’oggetto: accollo del debito di imposta altrui, attivazione del codice identificativo “80”, a firma del Direttore Centrale di Agenzia delle Entrate, è estremamente esemplificativa. La Covisoc non ha fatto altro che applicare la norma.
La palla passa ora nella mani della Procura Federale, nel rispetto delle procedure. Il percorso è già tracciato dalle norme. Il Taranto, però, usando la procedura idonea, si poteva salvare. Pagando nel modo rituale. Del resto per Rinaldo Zerbo che, come detto dallo stesso Massimo Giove, stava diventando il nuovo presidente del Club, non doveva rappresentare un problema la regolarizzazione di quegli f24 immettendo, nelle casse del Club, una sua provvista personale.
Altrimenti quel progetto “faraonico” per Faggiano, in due anni di nuovo in C e via “cantando”, su cosa si sarebbe dovuto basare. Per meglio dire, con quali soldi? Se non i suoi e dei suoi annunciati partner piemontesi e svizzeri.