di Vittorio Galigani
Il calcio italiano non può sopportare una terza serie a tre gironi e con sessanta squadra. Marani lo sapeva prima ancora di essere eletto la prima volta. Tra i suoi doveri, era primario trovare la soluzione più idonea. Rendere la categoria più equilibrata nei valori tecnici e più solida in quelli finanziari
“Ho invitato i club a non riscriversi se consapevoli di non farcela. La scrematura va fatta all’inizio”. Frase più infelice, il presidente di Lega Pro, Matteo Marani, non poteva scovarla. La logica e la responsabilità politica, legata ai ruoli che si ricoprono, non può portare a dire, semplicisticamente, se sei in grado fai l’iscrizione diversamente no.
Il comportamento di Marani non è coerente, non suggerisce soluzioni valide. Cerca soltanto giustificazioni alla peggiore gestione (la sua) che si sia mai annoverata negli annali della Lega Pro. Pensa tu, “scopre” ora che, nelle ultime stagioni, oltre 200 Società hanno chiuso i battenti. Si butta in avanti con le mani nel tentativo, impossibile, di non farsi male. Dimentica, volutamente, i motivi che lo hanno portato a “dirigere” la terza serie.
L’assemblea aveva bocciato Ghirelli. La sua proposta di rivisitazione dei campionati, secondo la maggioranza dei club, non era stata gradita. Serviva “il riformista”. Un uomo di gestione, concreto, oculato, con principi innovatori che, ragionando a sistema, fosse in grado di migliorare la sostenibilità della categoria. Andando a ritroso, nel ripassare la dichiarazione programmatica di Marani, c’è da rimanere interdetti. Accelerazioni economiche nulla. Soltanto variazioni di facciata a “scimmiottare”, nell’immagine, la Lega di serie maggiore. Sugli argomenti peculiari, da risolvere, il vuoto.
Quel “consapevoli di non farcela” stride con l’equilibrio comportamentale che deve sempre “accompagnare” le espressioni del manager chiamato a dirigere un organismo con un seguito popolar/economico tanto importante.
Il calcio italiano non può sopportare una terza serie a tre gironi e con sessanta squadra. Marani lo sapeva prima ancora di essere eletto la prima volta. Tra i suoi doveri, era primario trovare la soluzione più idonea. Rendere la categoria più equilibrata nei valori tecnici e più solida in quelli finanziari. Le risorse per la sostenibilità di 60 Società non sono reperibili in alcun modo. La categoria va ristrutturata. Sta a lui proporre al governo del calcio la soluzione migliore.
“Mai più il ripetersi dei casi di Taranto e Turris”. Come fa ad asserirlo, ha forse trovato una soluzione? I club vanno sapientemente indirizzati. Individuando, singolarmente, il loro metro di produzione finanziario, tecnico e strutturale. Non vanno emarginati e “gettati” a mare.
Insistere con i tre gironi e le sessanta squadre è un errore. Perseverare in un discorso futuro è imperdonabile. Marani preferisce un’estate “calda” a una stagione tribolata. E vedi un po’! Allora, nell’impossibilità di imporre riforme immediate ci penserà quella nuova norma sul rispetto dell’indicatore di liquidità a 0.8, risultante dalla situazione intermedia al 31 marzo scorso, a dare una bella “sforbiciata” all’organico.
Su Taranto e Turris si è scritto anche troppo. Le condizioni di Lucchese, Messina, Ascoli, Triestina e Foggia non sono affatto rassicuranti. Resta da verificare quanti club sono/saranno in regola con l’indicatore di liquidità e quanti, di quelli, potranno/vorranno eventualmente “coprire”, entro il 6 giugno prossimo, il disagio finanziario. Perché 700 mila euro sull’unghia per ottenere la Licenza Nazionale, dopo aver provveduto al saldo degli emolumenti maturati sino al 30 aprile e quant’altro accumulato come debito sportivo, non rappresenta una “passeggiata” per la cassa di ognuno. Facile quindi prevedere che la selezione sarà naturale. Anche in tema di ripescaggi, in considerazione degli oneri e delle ipotetiche riammissioni.
Nulla da meravigliarsi, quindi, se il rispetto analitico delle norme provocherà una sensibile riduzione dei club appartenenti alla terza serie. Con un ulteriore risvolto negativo. Significherà anche meno posti di lavoro per calciatori e staff. Cosa ne penseranno e come reagiranno le associazioni di categoria? Ha proprio ragione Matteo Marani. Sarà un’estate veramente torrida!