di Vittorio Galigani
Le ultime, sul futuro della squadra di calcio, davano per certo l’interessamento degli organizzatori di Sail GP. Grazie al Sindaco Melucci, che a inizio anno, aveva anche dato per certa la regata dei catamarani a vela, anche nel 2025. Per settembre, si diceva, rivalutando il primo cittadino: finalmente un interlocutore solido e sostenibile. Soprattutto credibile. Tutti convinti che il nuovo interessamento del sindaco avesse sortito esiti positivi. Quando il Comune ha fatto marcia indietro sono cadute tutte le torri. La notizia dell’abbandono di Sail GP ha scatenato la delusione tra i tifosi
Taranto è una bellissima città. Per la sua storia, per i suoi monumenti, incantevole per il mare, per i colori, per la tradizione culinaria, i due mari le cozze. Una città unica nel suo genere, talmente bella da essere invidiata.
A Taranto si produce (meglio dire si produceva?) l’acciaio migliore d’Europa. L’Arsenale della Marina Militare di Taranto costituisce una struttura tecnico-logistica di grande rilievo nazionale. In Italia non ci sono città che possono vantarsi di due mari, di un ponte girevole e di un canale navigabile.
In tempi migliori, era il 14 maggio 1965, le acque di quel canale (lungo 375 metri e largo appena 58), che da l’accesso al Mar Piccolo, furono solcate da Agostino Straulino (peraltro campione olimpico a Helsinky nel 1952) al comando della nave scuola Amerigo Vespucci a vele spiegate. Una impresa leggendaria, considerata tuttora storica, rimasta impressa negli annali della Marina Militare italiana.
Taranto per molti versi è una città da record. Alle volte in positivo (come sopra), in altri in negativo. Il riferimento è alla locale squadra di calcio. Una città di oltre 200mila abitanti, con campionati vissuti sempre nelle categorie inferiori, in B, Lega Pro e dilettanti. Una squadra che non è mai stata rappresentata in serie A.
A Taranto i presidenti hanno “vita” breve. Durano, al massimo 3/4 campionati. Poi, contestati, scoraggiati ed esausti per la pressione della piazza, scappano. Quella dell’ostinato Massimo Giove è una storia a parte. Incomprensibile per certi versi assurda. Giove nasconde alla sua mano destra (ed ai suoi collaboratori) quello che vuol fare con la sinistra.
Nel presente, la crisi economica della città si riversa, negativamente, anche sulla locale squadra di calcio. Investimenti “milionari” non se ne possono fare. I forni spenti, del siderurgico, hanno prosciugato le “tasche” dell’imprenditoria dell’indotto. La “programmazione” è frenata da mille problemi. Non ultimo quello causato dalla dichiarazione di sfratto dello Iacovone per due campionati.
La città di Taranto, per le sue peculiarità ambientali e geografiche, attrae però l’interesse di molti. Più o meno “credibili”. Più o meno solvibili. Più o meno squattrinati. Lo strumento del desiderio e di “accerchiamento” è rappresentato dalla squadra di calcio. L’esercito dei venditori di “fumo” considera i prossimi Giochi del Mediterraneo il tramite per arrivare allo scopo economico.
Si propongono in tanti. Da tutte le latitudini. Tutti costruttori, sino ad oggi, di fragili castelli di sabbia. Abbiamo accennato agli imprenditori del territorio. Quelli dell’ingresso omaggio in tribuna. Della sponsorizzazione da 5 mila euro, iva inclusa. Quelli del vorrei ma non posso. Si “affacciano” più per sapere che per “partecipare”. E poi la pletora di coloro che vogliono far credere che quello del calcio è un sistema di reddito. Quelli che promettono, solo a parole, investimenti milionari. Vittorie di campionato. Raggiungimento della tanto agognata serie A. Nel breve volgere di poche stagioni.
In questi casi la fuga di notizie è ripetitiva, artefatta. Il chiacchiericcio, a parole, di “favole” metropolitane riempie occhi e bocca degli appassionati. Un giorno sarebbe interessato il gruppo internazionale che vuole procedere all’acquisto del siderurgico. Il colosso industriale sarebbe indiano piuttosto che pakistano. Lo confermerebbe, agli occhi dell’opinione pubblica, una recente visita in Medio Oriente del sindaco Melucci e della sua fidata assistente.
Un altro giorno coinciderebbe con la recente apertura sul territorio di punti “degustazione” della più grande catena internazionale di fast food. Nota per gli hamburger e le patatine fritte. Ogni pretesto diventa buono per dar “corpo” a frammenti illusori di grandi piani industriali in ambito calcistico.
La presentazione di Mark Colin Campbell a Palazzo di Città aveva aperto a aspettative maggiori. L’inglese, secondo i bene informati, avrebbe avuto alle spalle un importante fondo di Investimenti americano. Con una identità occulta per riservatezza procedurale. Un gruppo dalle notevoli potenzialità economiche, tanto che Melucci, in conferenza stampa di presentazione, arrivò ad esortare Campbell a promettere la prossima serie A. Il susseguirsi di eventi negativi ed impegni mai realizzati, ha successivamente azzerato l’ipotesi Apex.
Le ultime, sul futuro della squadra di calcio, davano per certo l’interessamento degli organizzatori di Sail GP. Grazie al Sindaco Melucci, che a inizio anno, aveva anche dato per certa la regata dei catamarani a vela, anche nel 2025. Per settembre, si diceva, rivalutando il primo cittadino: finalmente un interlocutore solido e sostenibile. Soprattutto credibile. Tutti convinti che il nuovo interessamento del sindaco avesse sortito esiti positivi. Quando il Comune ha fatto marcia indietro sono cadute tutte le torri. La notizia dell’abbandono di Sail GP ha scatenato la delusione tra i tifosi.
Ed ora cosa succede? Nei primi sedici giorni di febbraio ci sono scadenze che potrebbero risultare determinanti. Non solo per stipendi e contributi.
Sulla “carcassa” del Taranto (nessuno si senta offeso) volano i soliti noti. Campbell sarebbe pronto con una nuova proposta, al ribasso. Ma fidejussioni e soldi veri, sul “banco”, ancora non si vedono. Con un quesito: visti i risultati del recente passato l’inglese garantirebbe continuità? Sembrerebbe poi che l’indecifrabile Zerbo (chiarisca al proposito una volta per tutte se è pro o contro Giove) si sia “presentato” con delle “promesse”. Quel Di Stefano, avvocato del diavolo italo/inglese, appare indeciso dinanzi all’indifferenza dimostratagli dall’attuale proprietà.
E Giove? Nel frattempo e nel suo stile, sta continuando a giocare su più tavoli. Nel tentativo disperato di salvare capra e cavoli. Nascondendo alla sua mano destra quello che vuol fare con la sinistra.