di Vittorio Galigani
I diversi progetti del presidente Blasi, i silenzi prolungati del sindaco Stefano, il pallone che si sgonfia. Storia del calcio a righe rosse e blu
Taranto, una città di oltre duecentomila abitanti, la seconda, come popolazione, della Puglia. Si dice che nella città dei due mari si vive di pane e calcio. Eppure, nonostante la grande passione, della sua gente, per la maglia rossoblu, non si è mai potuto godere del piacere di vederla approdare in serie A. Juve, Inter, Milan, Napoli ed anche il Real Madrid, sono scese allo Iacovone soltanto per disputare poche gare di Coppa Italia o amichevoli di lusso.
La controversa storia del club narra di un buon numero campionati vissuti tra i cadetti della serie B ed in terza serie rimanendo tra i professionisti sino agli inizi degli anni ’90. Una striscia positiva che si è estinta il 31 luglio 1993, quando, con un debito di 11 miliardi di lire la Taranto F.C. S.p.A. è stata radiata dai campionati. La Federcalcio rifiutò una proposta, dell’allora presidente Donato Carelli, di ripianamento graduale dei debiti negli anni successivi. Il 3 agosto il club venne dichiarato fallito. Per la prima volta il Taranto dovette ripartire dalla serie D.
Da allora 32 anni di fortune alterne e di risultati spesso mediocri. Molti campionati relegati nell’inferno dei dilettanti e tanti altri in Lega Pro. Anche la serie B, da allora, è rimasta nell’albo dei desideri. Ai vertici della Società si sono alternate proprietà non sempre all’altezza della situazione. Diciamo che la solidità economica e la programmazione hanno fatto spesso difetto. Nei rari casi in cui ai vertici della Società si sono insediati imprenditori visionari e degni di tale nome l’ostracismo della politica cittadina e la reazione negativa di una parte dell’ambiente li hanno respinti.
E’ il caso di Luigi Blasi, immobiliarista quanto emergente ed ambizioso imprenditore, sin da allora, nella produzione internazionale delle macchine per l’agricoltura. Era il dicembre del 2004, le disavventure personali di Ermanno Pieroni lo avevano obbligato a disinteressarsi del calcio tarantino. Blasi raccolse i cocci di quella situazione disperata. Al suo fianco ci rimboccammo le maniche, salvammo la società dal fallimento, mantenemmo il professionismo con una rimonta insperata. La stagione a seguire salimmo di categoria ed in quelle successive sfiorammo per due volte la promozione in serie B. Ma non è dei risultati sportivi che si deve parlare.
Abbiamo detto che Gigi Blasi era un visionario, con una marcia in più rispetto alla media. Non accettava le imposizioni. Aveva programmato per il calcio tarantino un futuro vincente. L’escalation dei primi anni ne fornirono ben presto la conferma. Fu il primo a realizzare che un impianto sportivo all’avanguardia avrebbe trasformato, in positivo, l’attività dell’azienda calcio. Una società sportiva non si sorregge di soli incassi al botteghino e pubblicità. Proponemmo all’allora sindaco Ezio Stefano di concedere alla Taranto Calcio la gestione straordinaria dello Iacovone. Blasi con le sue aziende avrebbe provveduto alle migliorie. I tanti spazi a disposizione, all’interno della struttura, sarebbero stati utilizzati per attività commerciali, ricreative e terziario.
I relativi corposi proventi, girati alla Holding del calcio, avrebbero contribuito a dare maggiore solvibilità e sostenibilità al club. Senza porre limiti ai programmi. I trent’anni, richiesti per l’utilizzo in concessione dell’impianto, avrebbero permesso di ammortizzare i costi di ristrutturazione nel modo migliore ed indolore.
In risposta ricevemmo “picche”. Ma non è finita qui perché Blasi non si fermò a quel primo step. Non contento della risposta identificò un’area alla prima periferia della città per costruirvi una struttura polifunzionale ben più complessa. Il progetto, milionario, comprendeva la costruzione di una cittadella dello sport. Con un nuovo stadio da 20 mila posti, al coperto, con annessa foresteria e campi di allenamento, città giochi per i bambini, un settore dedicato al commercio. Da ultimo a fronte della variazione di destinazione d’uso del terreno il Comune di Taranto sarebbe stato gratificato con la costruzione di fabbricati, di idonea cubatura, da adibire ad attività di pubblico interesse.
Per facilitare l’arrivo degli spettatori al nuovo stadio (all’ingresso della variante per Grottaglie) sarebbe stata ristrutturata la stazione di Taranto Galeso. Ci sarebbero stati posti di lavoro nel corso della realizzazione dell’opera ed altrettanti per la sua manutenzione a completamento avvenuto. Ne avrebbe tratto vantaggio la città.
Anche in questo caso sottoponemmo il progetto a Ezio Stefano, riunendoci nel suo studio, al primo piano del Palazzo di Città. Presente l’allora assessore allo sport Alfredo Spalluto. Ricevemmo tanti complimenti. Era l’anno del campionato 2007/08 quando perdemmo la serie B nello spareggio play off contro l’Ancona. Non abbiamo mai avuto alcuna risposta ufficiale.
Blasi, deluso dall’immobilismo generale e realizzando che venivano preclusi tutti gli obbiettivi per una crescita progressiva del club, decise di passare la mano. Consegnò il Taranto a D’Addario. Il resto, su come andò a finire, lo conoscono tutti.
Oggi Gigi Blasi, impegnato in altri settori, viene inutilmente, rimpianto.