di Vittorio Galigani
Inutile nascondersi dietro le dichiarazioni di facciata, peraltro rilasciate da un soggetto che all’interno della Società non ricopre alcun ruolo, la posizione di F.C. Taranto 1927 Srl è compromessa. L’esclusione dal campionato in corso, per l’accumularsi delle inadempienze, è più di una semplice supposizione
E’ indispensabile mettere, quanto prima, una pietra sul passato. Le ”recite” del recente passato (e del presente) rappresentate dalla “compagnia degli scappati di casa”, sono da cancellare con un deciso colpo di spugna. Protagonisti, tutti, di una “commedia” banale che la città di Taranto non merita.
Il 25 febbraio scorso la Procura Federale in seno alla Federcalcio ha comunicato, alle parti interessate, ed a F.C. Taranto 1927 Srl per responsabilità diretta, la chiusura indagini sul mancato versamento entro il termine del 17 febbraio 2025 di ritenute Irpef e dei contributi Inps relativi alle mensilità da settembre 2024 a gennaio 2025.
Inutile nascondersi dietro le dichiarazioni di facciata, peraltro rilasciate da un soggetto che all’interno della Società non ricopre alcun ruolo, la posizione di F.C. Taranto 1927 Srl è compromessa. L’esclusione dal campionato in corso, per l’accumularsi delle inadempienze, è più di una semplice supposizione. La gravità del caso ha indotto i vertici della Lega Pro a rinviare a data da destinarsi la gara Taranto – Crotone in programma sabato 1 marzo 2025.
Al di la di quelle che saranno le imminenti decisioni della giustizia domestica della Federcalcio, esistono poi impedimenti notevoli, anche giuridici, sul disperato tentativo (assurdo) di salvare l’attuale titolo sportivo e la ormai sicura serie D (pesantemente penalizzata). Tanti gli esempi, tra i quali l’udienza prefallimentare fissata per il prossimo 11 marzo. Il mancato pagamento degli emolumenti e dei lodi (scaduti) ai tesserati, a far data da novembre in poi. Inps, Iva, Irpef. L’ingente massa debitoria accumulata. Contando poi che, in una valutazione generale, il Taranto attuale ha perso credibilità a tutti i livelli istituzionali e non per la carenza strutturale, organizzativa e finanziaria.
Il futuro del calcio cittadino appare pertanto nebuloso. I regolamenti, nei casi indicati nei deferimenti della Procura Federale, impongono un eventuale “declassamento” in due categorie, inferiori, rispetto a quella di appartenenza al momento dell’esclusione. La squadra rossoblu (se ripescata in sovrannumero) dovrebbe pertanto ripartire dal campionato regionale di Eccellenza.
La norma vuole che la Federcalcio, in previsione del ripescaggio, si rivolga al Sindaco per avere indicazioni su un soggetto fisico e/o giuridico idoneo in possesso delle qualità comportamentali, economiche e finanziarie richieste. Poi l’attribuzione del titolo sportivo con un nuovo numero di matricola. Fatte le opportune e scrupolose verifiche, per tenere alla larga “perditempo” e “scappati di casa”, sarà di esclusiva competenza dei vertici Federali.
Per ottenere il “ripescaggio” sarà indispensabile il versamento di un importo, a fondo perduto, che nelle scorse stagioni era di 100 mila euro. Le preferenze della piazza, stanca dell’andazzo dell’ultimo periodo, propendono verso questa seconda soluzione. Con nuova Società e denominazione. Una dirigenza “fresca”, solida ed ambiziosa, nonostante la categoria.
Nel merito vanno fatti degli approfondimenti seri. Primo fra tutti che non è mai facile vincere i campionati. In qualsivoglia categoria. E soprattutto non è vero che bastano “i soldi” per vincere. E poi il progetto, durata e sostenibilità, non dimenticando che il prossimo anno la città di Taranto non sarà dotata di uno stadio, alternativo, idoneo. La nuova squadra, qualunque sarà la categoria di appartenenza, dovrà trasferirsi in una delle strutture della provincia (da identificare). Tutte con una capienza limitata. Inadeguata alla riconosciuta, massiccia partecipazione, della tifoseria rossoblu.
La (ri)consegna, nel 2026, dello Iacovone (tanto ristrutturato quanto oneroso) impone, per quella data, la presenza in serie D, di quello che sarà il nuovo Taranto. La riforma dei campionati (già allo studio in Federcalcio) porrà il nuovo Club di fronte a ulteriori, inaspettati impegni. Indispensabile allora strutturarsi preventivamente. Un piano industriale, quanto meno quinquennale, per “riabbracciare” il professionismo e consolidarvisi, individuando budget ed investimenti appropriati. Costi e ricavi adeguati facendo affidamento sulle proprie risorse, piuttosto che sulla variabile degli incassi, delle sponsorizzazioni, della pubblicità visiva, delle plusvalenze, ecc.
Esperienze del passato hanno “insegnato” che chi si avvicinerà al Taranto dovrà possedere grande personalità ed una solidità economica consolidata. Polsi e tempra di acciaio per sostenere degnamente il programma di quel piano industriale, perché la crisi dell’indotto, che attanaglia la città, non permetterà alcun sostegno vietando la “dispersione” inutile del denaro. Dovrà essere conscio della differenza comportamentale e caratteriale che esiste tra l’essere tifoso e “fare” il dirigente. Consapevole delle grandi difficoltà da superare per risollevare, partendo così dal basso, le sorti di quella maglia. Consapevole altresì che il nuovo Iacovone sarà certamente un bel contenitore, ma dai costi di gestione/manutenzione notevoli. Un “pesante” gravame economico, se non utilizzato per produrre la redditività migliore.
Il “gestore” del futuro dovrà inoltre essere convinto che l’azienda calcio va “guidata” da una sola testa. Sempre. Come sosteneva quell’amico, imprenditore di successo, che “deliberava”, in consiglio d’amministrazione, la mattina. Quando, da solo, davanti allo specchio, si faceva la barba perché cordate e associazionismo sono espressioni dei “poveri”. Di intelletto e di portafogli!