di Vittorio Galigani
L’unica certezza, del presente, è che la nuova Taranto del calcio dovrà ripartire dal basso. Per un campionato di Eccellenza regionale, a vincere, occorreranno 700/800 mila euro. Le difficoltà economiche si incontreranno salendo di categoria quando, tra i professionisti, si “parlerà” di milioni, per la copertura dei costi di gestione. Il tempo dirà in quanti continueranno, allora, a rispondere all’appello
L’argomento principe del momento riguarda la “rinascita” dello sport cittadino. In primis calcio, basket e volley caduti in “disgrazia” per risultati negativi e per difficoltà di natura economica. Ci stanno “inzuppando un po’ tutti il “biscottino”. Polisportiva, fondazione, sponsor. Queste sono le iniziative sul tavolo. Una disponibilità finanziaria impressionante (a parole) che, all’improvviso, ruota attorno ai Giochi del Mediterraneo.
Peccato soltanto che, negli anni recenti, le porte erano state tutte sbarrate. La risposta era sempre la stessa. “Non è possibile”. Vale per il calcio quanto per il basket. Per il volley il discorso è diverso. Il giorno in cui Zelatore e Bongiovanni decidono di abbassare la “serranda”, di pallavolo, a Taranto, non ne parla più nessuno.
Il logo dei Giochi del Mediterraneo sulla maglia del Taranto come sponsor. Venne più volte richiesto. A mo’ di ristoro per le difficoltà (mancati incassi, abbonamenti, sponsor, pubblicità in genere) che emergevano dal mancato utilizzo dello Iacovone, in conseguenza dei lavori di ristrutturazione dello stesso. Abbiamo consumato la suola delle scarpe a forza di salire le scale. La risposta era sempre la stessa “non si può!”. Si sarebbe potuta salvare la categoria professionistica e tutte le “figuracce” che ne sono susseguite. Penalizzazioni, fuga di tecnici e calciatori. L’umiliazione di aver fatto girare l’Italia a una squadra che squadra non era, chiamandola Taranto. Una brutta vicenda culminata con l’esclusione dal campionato di competenza.
Massimo Giove, che potrà avere mille difetti e responsabilità, in questo caso, però, aveva ragione. Aveva da tempo lanciato il grido di allarme. Già la serie C è difficilmente sostenibile, figuriamoci se gli “sottrai” una parte predominante dei ricavi.
Si è dovuti arrivare agli estremi per comprendere? Diversamente viene da pensare che tutto è mosso dal legittimo timore di ritrovarsi con tante cattedrali (inutilizzate) nel deserto. Trecento milioni di euro (o giù di lì) di denaro pubblico buttato alle ortiche.
Le iniziative promosse dal Commissario a Giochi, Massimo Ferrarese, nel tentativo di risollevare le sorti dello sport cittadino (segnatamente il calcio che nel presente è veramente disastrato) sono lodevoli e andranno sostenute. Bisognerà però comprendere di cosa si sta parlando, anche in considerazione di una consolidata mentalità “refrattaria” degli imprenditori del territorio. Le esperienze nel calcio del passato remoto (da Giovanni Fico a Gigi Blasi e sino al presente) purtroppo insegnano.
Come non si può trascurare il fatto che oggi, a Taranto, ancora non esiste una nuova Società di calcio che possa rappresentare la città. Come, del resto, non esiste quella del basket. In questo ultimo caso, il giorno in cui anche Roberto Conversano decidesse di alzare le mani si aprirebbe, alle sue spalle, la distesa immane di un “deserto”.
Sul destino dello stadio Iacovone si apre una “voragine”, acuita dalla provvisoria gestione commissariale della Pubblica Amministrazione. Dalle prossime elezioni di fine maggio, con un Sindaco che sarà operativo soltantoa fine giugno. Dall’impossibilità temporale di informare, gli eventuali interessati, ora per allora, sulle modalità e sui costi di un futuro utilizzo. Una situazione che, al momento, allontana dal calcio anche i soggetti più “coraggiosi”. In ogni caso bisognerà ripartire dal campionato regionale di Eccellenza. Come detto, con una nuova Società.
Tra le valide iniziative del Commissario Ferrarese sta avanzando l’ipotesi di costituire una “fondazione Giochi del Mediterraneo”. Sullo stile di quanto già fatto (da molto tempo però) per le imminenti Olimpiadi invernali di Milano/Cortina. Sullo stile sì, ma non nei fatti. In quanto quel progetto è “partito” da tempo e qui si è ancora in itinere. Con i Giochi del Mediterraneo che decolleranno tra poco più di un anno. In ogni caso sarebbe un “sostegno” economico di denaro pubblico (tutto da quantificare) di un solo anno, come l’eventuale sponsorizzazione con il logo dei Giochi sulle maglie. Che passati i giochi, ad agosto 2026, sarà passata la festa.
Lunedì 24 marzo, a mo’ di cartina di tornasole, ci sarà la prima verifica sulla disponibilità del territorio a sostenere il progetto della “polisportiva”. In tutta sincerità siamo scettici e ce ne dispiace, perché già in passato si era tentato il coinvolgimento dei rappresentanti delle varie categorie imprenditoriali del territorio anche con la modalità dell’azionariato diffuso che riempie sempre la bocca di tanti. Ricevendo sempre dinieghi e disinteresse, al più sponsorizzazioni di poche migliaia di euro che dovevi riuscire a strappare applicandoti con una fatica erculea.
Un fallimento anche il suggerimento di usare il welfare aziendale per la sottoscrizione di abbonamenti, per assistere alle partite del Taranto, come benefit per i dipendenti (la legge consente di detrarli dai ricavi di esercizio). Si era inizialmente fiduciosi, considerando che in provincia, di imprese con quantitativo di maestranze corposo, ce ne sono in abbondanza. La risposta di tutti? “I nostri dipendenti preferiscono i buoni pasto agli abbonamenti per lo stadio!”.
Concludendo. L’unica certezza, del presente, è che la nuova Taranto del calcio dovrà ripartire dal basso. Per un campionato di Eccellenza regionale, a vincere, occorreranno 700/800 mila euro. Le difficoltà economiche si incontreranno salendo di categoria quando, tra i professionisti, si “parlerà” di milioni, per la copertura dei costi di gestione. Il tempo dirà in quanti continueranno, allora, a rispondere all’appello. Un test “complicato” che, per quanto ci riguarda, abbiamo già avuto modo di verificare.