Si è spento ieri, 30 luglio, l’ultimo simbolo dell’epoca d’oro del calcio jonico. Attraverso le parole dei suoi ragazzi, quelli della storica Audace Usac, abbiamo voluto tributare il giusto omaggio ad un emblema dello sport a tinte rossoblu

Uno giorno buio, forse uno dei più tristi per il calcio tarantino che qualche ora fa ha perso uno dei simboli di quella che fu l’epoca d’oro del movimento calcistico cittadino. Si è spento Gianni Cavallini, ultimo baluardo del pallone tarantino, capace di attraversare generazioni, svezzando calciatori e ragazzi, divenuti uomini sotto la sua guida.
Il picco sulla panchina dell’Audace Usac, ma innumerevoli sono le esperienze da annoverare nel curriculum del barbuto allenatore, cui a distanza di decenni, i suoi ragazzi hanno deciso di tributare un omaggio, attraverso i taccuini di CosmoPolis.
Ad aprire per primo il baule dei ricordi è Rocco Ferrarese, figlio della leggenda rossoblu Amalio, prodotto del vivaio dell’Audace Usac, che ripercorre un momento della storia calcistica tarantina entrata negli annali, ovvero quello dell’epopea della compagine del presidente Vincenzo Gigante, di cui Cavallini, fu uno degli artefici principali.
“Taranto perde un pezzo di storia, non solo calcistica. Un grandissimo lavoratore – attacca Ferrarese -, un visionario, maniacale nella cura dei dettagli, professionale e professionista nell’animo da sempre, oggi ci lascia un uomo che ha vissuto ogni giorno della sua vita di calcio vero. Gianni Cavallini ha avuto la capacità di vedere quello che un tempo era solo pallone, quando ancora non era concepito con la mentalità di oggi, con gli occhi di un uomo moderno. Le sue squadre? Sempre di altissima qualità, penso ad esempio all’Audace Usac del compianto presidente Vincenzo Gigante, prima squadra pugliese a diventare Campione d’Italia, ed unica a Taranto a raggiungere un traguardo così importante. Una squadra costruita per vincere, temuta da tutti.

Quando parliamo di calcio a Taranto, non è possibile non rivolgere un pensiero ed un ringraziamento sentito a questa persona, che tanto ha fatto sotto il punto di vista sportivo ed umano per moltissimi ragazzi, di diverse generazioni, che grazie alla sua figura sono cresciuti, diventando uomini. Personalmente, gli devo tanto. Quando si parla dell’Audace Usac e quindi di Gianni Cavallini, mi passano per la mente ricordi unici, capaci di riempirmi il cuore. Eravamo onorati di indossare quella maglia, ci sentivamo a giusta ragione l’elitè calcistica del tempo. Noi eravamo vestiti di tutto punto, tuta, borsone, una società professionistica, gli altri arrivano al campo con il sacchetto della spesa e questo ti fa capire che differenza ci fosse tra noi e tutti gli altri. Non ci sono parole che potranno mai rendere giustizia alla memoria di quest’uomo. Il calcio a Taranto ha un sinonimo, e questo sinonimo corrisponde al nome di Gianni Cavallini”.

A fargli da eco ci pensa Angelo Drivio, ex tra le altre del Nardò, che transitò dal settore giovanile della compagine tarantina, proprio sotto la guida del tecnico: “Cosa dire del nostro mister? Parliamo di una persona speciale, competente, apprezzato e rispettato da tutto l’ambiente calcistico tarantino e non solo. Il suo modo di vivere il calcio era viscerale e noi, i suoi ragazzi eravamo la sua seconda famiglia, riempendoci di attenzioni senza farci mancare mai nulla. Lo saluto con grandissimo affetto, ovunque egli sia”.
Non differisce dai precedenti giudizi quello di Dante Capriulo, già consigliere comunale, che proprio con Cavallini in panca ha calcato i campi di tutta la regione: “Per la mia generazione lui era un punto di riferimento essenziale, tutti i migliori calciatori dell’epoca sono passati da lui e dall’Audace Usac del dottor Gigante. A lui mi legano tutti i ricordi della mia gioventù calcistica, l’aver girato in lungo e in largo la Puglia, l’Italia, la possibilità di conoscere ragazzi, che poi sono diventati uomini con i quali sono in contatto ancora oggi. A Gianni Cavallini sono stato vicino anche durante la mia esperienza da amministratore, l’ho incontrato sui campi sempre con lo stesso entusiasmo. Era un unicum, un uomo di un certo spessore non solo sportivo ma anche culturale, cosa assolutamente non scontata sui campi da gioco dell’epoca; riusciva a parlare di tutto diventando un punto di riferimento umano oltre che calcistico. Aneddoti? Tanti, tantissimi. In occasione delle trasferte più lunghe, a chi come me veniva dalla periferia, apriva la propria casa ospitandoci, pur di partire in orario al mattino. L’ho incontrato di recente e mi ha snocciolato date di nascita e numero di scarpe di tutti i suoi calciatori, qualcosa di strepitoso. La Taranto calcistica perde un esempio, un punto di riferimento, un uomo innamorato del pallone, che in tutta la sua vita, è giusto sottolinearlo, non ha mai guadagnato un solo euro da questo sentimento incondizionato verso il calcio. Ciao Gianni”.