di Vittorio Galigani
Il ricordo di CosmoPolis del grande giornalista sportivo scomparso questa mattina
Conobbi Bruno Pizzul durante il periodo della mia esperienza in rossonero. Frequentava Milanello. La sera ci si ritrovava spesso, in centro, a cena da Ottavio all’Assassino che, ai nostri tempi, era il “covo” riconosciuto dei milanisti. Capitava spesso di tirare le ore piccole a tavola in compagnia di Cesarone Maldini, Heinz Schnellingher e di altre vecchie glorie della maglia rossonera. Il tempo volava, restavamo ore ed ore ad ascoltare gli aneddoti dell’uno o dell’altro. Pizzul raccontava delle sue esperienze da difensore roccioso nel Catania o, appassionato dei vini prodotti nella sua terra, il Friuli, ne decantava qualità e gusto.
Dopo anni lo riabbracciai a Taranto. Venne per raccontarci, prima voce della televisione di Stato, la gara che la nazionale di Azeglio Vicini giocò allo Iacovone contro l’Ungheria. La sera della vigilia ebbi il piacere di averlo gradito ospite al vecchio “Faro”, ai Tamburi, in un tavolo dove, oltre all’amico Dino Salvaggio, sedevano le migliori firme del giornalismo sportivo italiano, dell’epoca.
La giovialità e la dialettica del vecchio Bruno attiravano l’attenzione dei commensali. Aveva un aneddoto o una simpatica battuta per tutti. Conosceva bene il calcio di quei tempi. Era, in Rai, la voce che seguiva la nazionale maggiore. Le sue telecronache sono rimaste nella storia. Aiutato dalla sua esperienza di vecchio calciatore fu uno primi telecronisti a “raccontarci” in modo appropriato le partite, da vero intenditore. Intuiva in anticipo le mosse dei vari allenatori. La sua telecronaca era avvolgente, piacevole, mai polemico, sempre propositivo.
Con lui se ne va un testimone della nostra generazione. Un professionista capace, benvoluto e stimato non solo nell’ambiente sportivo. Lo ricorderemo sempre con affetto. Con Nando Martellini ha fatto la storia delle telecronache della nostra Nazionale maggiore. Ha saputo raccontarci il calcio. E’ stato protagonista di momenti storici della maglia azzurra. Ho ancora impressa, nella mente, la sua voce stentorea, di inconfondibile friulano, che ci tenne compagnia in quella estate indimenticabile (come cantava Gianna Nannini) di Italia 90.